Gammanì: a Borghetto di Monte San Vito un centro per la dislessia

A tu per tu con Agnese Zammit e Lina Rossi che gestiscono l’ambulatorio multidisciplinare specialistico per i disturbi dell’apprendimento accreditato dalla Regione Marche.

 MONTE SAN VITO – «I ragazzi e le ragazze con disturbi specifici dell’apprendimento possono incontrare molte difficoltà nella vita di tutti i giorni, Gammanì si propone di dare un’alternativa per superare il blocco».

A parlare sono Agnese Zammit e Lina Rossi che gestiscono il Centro Gammanì, ambulatorio multidisciplinare specialistico per la dislessia con sede a Borghetto di Monte San Vito. «La dislessia è una caratteristica, non è una malattia e non è assolutamente un handicap – chiarisce la Rossi che è anche presidente del Centro – Ci avvaliamo di nuove tecnologie, strumenti comparativi e metodologie didattiche per il raggiungimento di una completa autonomia dello studio».

Aperto dal 2015, il Centro è accreditato dalla Regione Marche.

Come viene svolto il lavoro al Centro?
«Tramite degli specialisti viene fatta una diagnosi – spiega la Zammit – Generalmente la dislessia è su base genetica, solo che anni fa si notava meno perché c’era meno attenzione sull’argomento. Si possono vedere dei segnali, generalmente non prima della seconda elementare».

Dopo la diagnosi che succede?
«Viene impostato un programma di potenziamento cognitivo, il bambino viene accompagnato in tutte le tappe dello sviluppo – continua Lina Rossi – Trascurare un disturbo dell’apprendimento può significare per un bambino essere vittima di bullismo, e può inculcare rassegnazione. Questi ragazzi invece sono molto intelligenti, ecco pensare che non lo siano perché sono dislessici è profondamente sbagliato».

Nel territorio e anche all’estero avete fatto degli incontri.
«Sì, recentemente alla Biblioteca Francescana e Picena di Falconara e in altre occasioni abbiamo partecipato a convegni all’estero sul tema. Nonostante la preparazione e le professionalità, però, i problemi non mancano».

Cioè?
«Alle famiglie spetterebbe una indennità di frequenza, unrimborso per le attività dopo-scuola legate a questo percorso, che però non riescono ad ottenere. Ciò non avviene in altre Regioni – spiega Rossi – In pratica con una diagnosi di dislessia e un certo reddito si dovrebbe ottenere questa indennità che è un aiuto per le famiglie: la legge 289/90 va in questa direzione. Non è una invalidità, ma un sostegno alle famiglie per sostenere i cicli di logopedia, supporti tecnologici e tutto quel che può servire al minore per superare le difficoltà».